20 agosto 2010
Questa notte è cosi', mi prende di scrivere, pur non essendo un buon scrittore, e manco uno mediocre,diciamo che almeno l'alfabeto lo conosco, non avendo neanche la minima capacità grammaticale che riesca a farmi esprimere in una maniera giusta e meno macchinosa di adesso. Se non fossi pigro disegnerei, ma siccome i miei pensieri viaggiano su binari molto più veloci del segno di una matita sono costretto a corrergli dietro con le dita sui tasti, ma non è solo una questione di difficoltà a inseguire i pensieri... è proprio che mi manca la voglia di disegnare e questa notte non mi va di ricordarmi perchè ho questo conflitto tra odio e amore per il disegno, mi viene da ricordare altre cose, sarà il vino, sarà la finestra aperta che inspiegabilmente trascina nella stanza aria fresca, inebriante e serena, sarà che lei mi sta dormendo al telefono, sarà stata la camicia sporca di mio padre.
La camicia sporca di mio padre.
Da ragazzino trovavo morbosamente belle le dita di mio padre, dita grosse, incrostate sempre di terreno, fiumi neri si estendevano tra le impronte digitali, nelle piegature della pelle, nei tagli sulle mani, sotto le unghie, tra quelle dita nere si nascondeva sempre una sorpresa, non che fossimo ricchi, ci mancava tutto, ma mai le sorprese.
Sentivo il suo odore, di terra e sudore, e lui non ha mai smesso di odorare cosi', neanche questa sera.
Varie volte ho lavorato anche io, da quando avevo 8 anni che in estate, invece di una sana villeggiatura, che non potevamo permettercela, andavo a lavorare in falegnameria, e mai che le mie dita diventassero cosi' tozze e sporche, ho fatto poi il muratore, mi sono improvvisato elettricista, ho lavorato la terra, mi sono sporcato di colla, concime, terra e veleno, e mai che le mie dita assomigliassero a quelle di mio padre, andavo a lavorare alle 5 di mattina, iniziai a fare il traslocatore, un lavoro durissimo, fino ad arrivare a casa anche dopo cena, stanco, e mai che le mie dita diventassero forti e nere come quelle di mio padre, lavoravo per permettermi di pagare la scuola di fumetto, ma forse non era manco quello, è che volevo che le mie dita diventassero come quelle di mio padre.
Oggi ricordo tutto questo con un grosso sorriso su questo scialbo, canuto e smorto volto, guardando le mie dita sporche di china, tra le impronte digitali fiumi di inchiostro e sotto le unghie rappresi grumi di tinta negra, ma mai che avessi le dita tozze di mio padre.
18 agosto 2010
Siamo alle solite, quinto anno consecutivo che non mi godo una benemerita vacanza, 4 anni vissuti al buio, praticamente dormendo di giorno e vivendo con l'eclissarsi del sole, l'ultimo annetto mi ha fatto guadagnare qualche oretta di sole, indiretto, cioè lo vedo solo dalla finestra, vi lascio immaginare quindi il colorito "vivace" che ho, praticamente un'altro anno in queste condizioni e di sicuro non avro' bisogno di raggi x per scrutare i miei organi interni tralasciando il fatto che ormai anche il dna si è adattato a questa condizione e immagino già i miei probabili figli, sprovvisti di melanina e con qualche tipo di anemia, che vagano di notte a succhiare il sangue ai vostri figli, belle e "rosee" aspettative insomma. Vabbè.
Sti mesi sono stato anche male, vertigini continue, nausee, tremolii, mal di testa, pressione altissimissima, tachicardie, vista tremolante e tante altre chicche. Chiarito il fatto di non essere rimasto incinto di me stesso a causa di qualche mutazione genetica del dna (come sopra), ho passato, dalla fine del numero scorso di Valter Buio, praticamente in posizione orizzontale, ingurgitando tutto ciò che potesse servire a diminuire tutti quei sgradevoli sintomi e facendo da tappetino a molle per quei dolcissimi e insensibili nipotini, nonostante ciò sono riuscito a spedire il primo blocco di 10 tavole, dopo quasi 3 settimane che avevo in mano la sceneggiatura, creando cosi' un immenso ritardo nella scaletta (rifacendo alcune vignette che sotto l'effetto dell'occhio tremolante sembravano piccoli aborti), calcolando che avevo 3 mesi di tempo per realizzare il numero ora me ne rimangono 2 circa, meglio non pensarci che mi viene da star male dinuovo.
Di buono c'è che, nei momenti di salute mediocre, mi diverto un casino a usare il pennino, erano anni che volevo usarlo, da quando iniziai la scuola italiana di comix, nonostante cozzi molto col fatto che in casa Star urgono tempi veloci. Sti cazzi, come si suol dire, vedremo cosa ne esce.
Qualcuno mi ha fatto notare che per ogni numero che ho disegnato c'è uno stile differente, probabilmente è vero, anzi sicuramente, e tanto per non smentirmi per il numero che sto attualmente disegnando tenterò un nuovo stile (viva la coerenza), o meglio un vecchio stile, la linea chiara, alla maniera del mio primo amore, Dall'agnol, ovviamente non sono Dall'agnol quindi è tutto da vedere come sarà il risultato finale, per ora non mi soddisfa (e quando mai risulto soddisfatto di qualcosa io), ma ci sono ancora 84 tavole da fare, vediamo come si evolve il segno, come si dice: strumento diverso linea diversa. A dire il vero non sono sicuro che qualcuno abbia detto proprio cosi', ma m'è venuto di pensarlo. Per ora mi limito a "sperimentare" visto che sono ancora in periodo di gavetta ne approfitto per cercare la mia strada, speriamo che non mi porti all'ortofrutticolo, e dopo i pennarelli, pennelli sintetici, pennelli di martora, carte di vario tipo, ora cerchiamo la strada nella linea del pennino, e se va male rimane ancora la penna bic! o una zappa.
P.S.
Il titolo non c'azzecca niente con il post, è una canzone dei Napoli Centrale e se vi va potete sentirla qui